Quando nel 1986 lo storico delle religioni e linguista francese, specializzato in letteratura nordica, Régis Boyer pubblicò il suo studio sull’ antica magia del Nord, scelse come titolo “Le monde du double”, “il mondo doppio”. Boyer spiega chiaramente nell’introduzione, come spesso ci si sorprende nel constatare il ruolo fondamentale che la pratica della magia rivestiva nell’universo mentale scandinavo. Nel suo concetto di “Doppio”, egli cerca di inquadrare questa pratica come una sorta di credenza parallela, uno specchio che si affianca all’apparato più elevato del “culto” nordico vero e proprio. In una certa misura sono d’accordo con la sua valutazione, anche se ritengo che i due mondi siano più strettamente legati di quanto egli ritenga. La ragione di ciò risiede ancora una volta nella terminologia e in ciò che intendiamo con essa.
Approfondimenti. Il Mondo Doppio
Abbiamo già visto come i nostri concetti moderni di “religione” non siano necessariamente compatibili con quelli dell’epoca vichinga. Possiamo fare la stessa osservazione sull’ambiente sociale della stregoneria nello stesso periodo. I primi problemi si presentano a livello di definizione apparentemente semplice, che a un esame più attento si rivela tutt’altro che semplice. Oggi si parla tranquilamente di “magia” e “stregoneria”, di “incantesimi” e “sortilegi”, tutti eseguiti da “stregoni”, “streghe”, “negromante”, “maghi” e così via. Nel linguaggio popolare c’è poco da scegliere tra questi termini, ma nessuno li collegherebbe alla religione formale come viene generalmente percepita. Nel primo Medioevo la situazione era molto diversa sotto due aspetti.
In primo luogo, sembra che esistesse un vocabolario molto preciso della stregoneria, che ne comprendeva le forme, le funzioni, la pratica e i praticanti. In secondo luogo, grazie agli intimi legami con divinità come Óðinn e Freyja, e anche ai suoi principi di base che includevano alcune delle credenze sull’anima (ne parleremo in un altro post), l’intera struttura della stregoneria era intrecciata con quella del culto. Rudolf Simek, germanista e filologo austriaco, è forse il più vicino a illuminare questa relazione quando scrive sulla magia come “la mentalità e le pratiche con cui si mettono in moto i meccanismi dei poteri soprannaturali”.
Definito in questo modo, è chiaro dalle fonti scritte che un concetto superiore agli altri era al centro della concezione norrena della magia. Il suo nome era Seiðr.
Lettura consigliata:
Régis Boyer. Le monde du double: La magie chez les anciens scandinaves (Il mondo doppio: la magia tra gli antichi scandinavi).
Immagine:
Shaman Conceptual Keyscene Illustration: Seidr by Fatih Öztürk
Mánakona Úlfdóttir