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L’incanto dell’aratro

Il vento è ancora gelido, ma i giorni di tregua in cui il sole si affaccia tra le nuvole si fanno più frequenti. La durezza dell’inverno sta cominciando a finire, anche se il cibo è scarso, e la vita è difficile in questo periodo, ma è sempre importante guardare avanti e farcela fino ai tempi più fertili della primavera. Ci prepariamo per la benedizione della terra e di tutti i nostri attrezzi di lavoro. Uomini e donne sono al lavoro, organizzati, concentrati ognuno sul proprio compito da svolgere, chi raccoglie la legna, chi prepara le pietanze, chi cura il fuoco, chi cura i piccoli delle mamme impegnate nella preparazione delle offerte. Insieme lavoriamo, insieme ci facciamo forza, insieme onoriamo gli Déi così come i nostri antenati ci hanno insegnato da tempi immemorabili. Insieme onoriamo i nostri Déi perché c’è molto di cui ringraziare e di cui essere consapevoli. Li ringraziamo per i doni che ci danno, e chiediamo loro di continuare a farlo così come noi continueremo a custodire i nostri valori per poi tramandarli ai nostri piccoli.

 Tuttavia, è importante ricordare che siamo ancora in inverno, e i viticci scuri del freddo sono ancora stretti sulla terra. Alcuni aspetti più oscuri del divino saranno anche opportunamente onorati.

Pic from FALL OF GODS – CINEMATIC NOVEL

 

Landsegen, ovvero la “Benedizione della terra” o “Fascino, incanto dell’aratro” era il giorno dove gli attrezzi agricoli venivano e vengono benedetti, così come la terra.

Per molti pagani, questo è il periodo dell’anno in cui onorano e celebrano l’arrivo della primavera, ovvero l’Imbolc celtico, uno degli otto sabba che compongono la Ruota dell’Anno. Nella Tradizione del Nord potremmo invece parlare di celebrazione dell’incanto dell’aratro o Disting.

Riporto qui la traduzione di una breve descrizione publicata sul sito dell’ AFA (Ásatru Folk Assembly) riguardo questa festa:

“L’incanto dell’aratro è un rituale che si svolge all’inizio della stagione della semina. Come suggerisce il nome, l’aratro, o altri strumenti utilizzati, vengono benedetti e si fanno offerte agli dei per una stagione di crescita produttiva. Tradizionalmente, dopo la benedizione dell’aratro, un solco cerimoniale veniva scavato e poi riempito con torte e altre offerte. Per i nostri antenati, questo era un momento cruciale dell’anno. Una scarsa preparazione spesso portava a un cattivo raccolto e un cattivo raccolto portava alla fame.

Ásatru è la celebrazione moderna della nostra eredità ancestrale. L’incanto dell’aratro simboleggia la nostra penetrazione ostinata nella terra inflessibile. È con la nostra operosità e con la nostra volontà che creiamo, che cambiamo, che provvediamo. Nell’ Ásatru Folk Assembly, spesso celebriamo l’ incanto dell’Aratro piantando un albero.

Infondete la vostra volontà nel vostro mondo. Come Ásatruar, questo è un momento per “incantare” gli strumenti della propria produttività. Implorare il divino di benedire i nostri strumenti e i nostri piani per l’anno è fondamentale per iniziare bene le cose. Invitare il divino nei nostri piani e nelle nostre intenzioni è un ottimo modo per renderci consapevoli della sacralità che dovrebbe essere parte di tutto ciò che si fa. L’AFA incoraggia tutti gli Ásatruar ad essere operosi in tutto ciò che facciamo. Sognate grandi sogni. Fate piani solidi. Fate grandi cose. E dopo un duro lavoro, raccogliete un generoso raccolto.

E cosa si può fare per celebrare l’incanto dell’Aratro?Anche se la maggior parte di noi non fa affidamento sulla coltivazione del proprio cibo per sopravvivere, ora è un buon momento per prendere in considerazione l’idea di iniziare un piccolo giardino, o anche solo coltivare alcune erbe nel cortile di casa. Fate un piano.  Scegliete un piccolo pezzo di giardino e tracciate le vostre aiuole. Benedite le pale e le vanghe. Scavate il terreno e inizia a fertilizzarlo con gusci d’uovo e macine di caffè. Preparatevi. Se non potete piantare un piccolo giardino, iniziate a pianificare qualche progetto. Cucite una trapunta, costruite una sedia, prendete un’idea e fate un piano, e poi mettete quel piano in azione.

Infondete la vostra volontà al vostro mondo”.

Tratto da: http://www.runestone.org/charming-of-the-plow/

In Svezia, in questo periodo, si teneva una festa religiosa chiamata Disablot, per onorare le disir, divinità femminili, spiriti della terra e antenati. Inclusa in questa osservanza c’era l’assemblea di governo chiamata þing, dove si facevano e si interpretavano le leggi, si prendevano in considerazione le lamentele, si sigillavano i contratti, e così via. Il raduno combinato era chiamato Dísaþing e segnava l’inizio della stagione della crescita in quella parte del mondo.

Una leggenda scandinava descrive le prime usanze di “presa della terra” nella storia della dea Gefjun della stirpe degli Æsir. Come molti racconti antichi, ci sono versioni contrastanti da varie fonti, ma il succo è che un re svedese promise a Gefjun tanta terra quanta ne poteva arare in un giorno con quattro buoi. Lei trasformò i suoi quattro figli (generati da uno jotunn senza nome) in buoi con delle forze sovrannaturali, e l’aratro di Gefjun “tagliò così forte e profondo che sradicò la terra, e i buoi tirarono la terra verso il mare a ovest”. Gefjun collocò lì la terra e le diede il nome di Zelanda, ed è la parte più fertile dal punto di vista agricolo della campagna danese oggi. Nella superficie dove la terra fu sradicata si formò il lago Mälaren (presso Stocolma). Per questo motivo, i pagani che celebrano l’ incanto dell’Aratro possono onorare Gefjun nelle loro celebrazioni, altri possono scegliere di onorare invece le altre Dee presenti nella tradizione della Terra, come la dea germanica Nerthus.

Ci sono diversi studiosi (così come i pagani di oggi) che vedono un legame tra Nerthus e Gefjun. Nella Germania di Tacito scrive così di Nerthus:

“C’è un boschetto sacro su un’isola nell’Oceano, in cui c’è un carro consacrato, drappeggiato con un panno, dove solo il sacerdote può toccare. Egli percepisce la presenza della dea nel santuario più interno e con grande riverenza la scorta nel suo carro, che è trainato da bestiame femminile. Ci sono allora giorni di giubilo e la campagna celebra la festa. Nessuno va in guerra, nessuno prende le armi, tutti gli oggetti di ferro vengono rinchiusi, allora e solo allora si sperimenta la pace e la tranquillità, solo allora si premia, finché la dea non si è saziata della società umana e il sacerdote la riporta al suo tempio.”

King Gylfi and Gefjun by Lorenz Frølich

Ecco due dee, entrambe associate al bestiame e alla terra, ed entrambe che abitano sulle isole. Ma gli studiosi vedono anche che il toponimo medievale della moderna città di Naerum in Danimarca era Niartharum, che etimologicamente può essere collegato al nome di Nerthus.

La maggior parte di noi, quando pensa alle celebrazioni agricole, pensa alle divinità della terra e agli dei e alle dee della fertilità associati. Propongo di ricordare anche Völundr che era un fabbro. Dopo tutto, i fabbri rappresentavano la fortuna di una comunità. Aiutavano a fabbricare gli strumenti utilizzati nel processo agricolo e non solo. Per connessione possiamo anche pensare ai nani, perché da dove viene il metallo che un fabbro usa se non dalle profondità della terra?

Dunque, come detto in precedenza, la maggior parte di noi oggi non trae il proprio sostentamento direttamente dalla terra, però possiamo comunque intendere questo periodo dell’anno come il tempo destinato a prepararci per il carico di lavoro che ci aspetta, ed è per questo che molti pagani che celebrano l’ Incanto dell’Aratro possono chiedere benedizioni sulle prospettive di carriera, sulle offerte di lavoro e su altri elementi correlati per l’anno a venire. Alcuni gruppi possono avere rituali in cui le persone e gli “strumenti” del loro mestiere vengono benedetti.  Un sarto potrebbe portare le sue forbici per essere benedetto, uno scrittore potrebbe portare una penna, o qualsiasi altra cosa che potrebbe essere appropriata.

Da tempo immemorabile esiste un collegamento tra le donne e l’aratura. Le tradizioni popolari in alcune zone della Russia richiedono che le donne arino i confini di una comunità per scongiurare malattie o calamità. Gli anglosassoni tenevano il rituale Æcerbot o “rimedio del campo”, per guarire la terra che stava rendendo male e riportarla alla piena produttività. Il rituale prevedeva l’unzione dell’aratro con erbe e oli, la collocazione di dolci nei solchi freschi, incantesimi e canti per un giorno intero.

Le pratiche del culto delle Tradizione del Nord possono variare perché alcuni gruppi e individui scelgono di ricreare le celebrazioni di culture storiche geo-specifiche, altri possono includere le diverse varianti e integrazioni tra i popoli che risiedevano su tutta la Germania antica, nei paesi scandinavi (come Svezia, Norvegia, Islanda, ecc.), e nell’Inghilterra anglosassone. Ci possono essere anche tempistiche diverse in base alle differenze regionali nella transizione stagionale del clima, così come nei diversi metodi di misurazione del tempo e del calendario che erano impiegati dalle diverse culture rispetto al calendario dell’uomo moderno. Di conseguenza, mentre alcuni pagani scelgono di sincronizzare i tempi con la festa di Imbolc in modo che la loro celebrazione avvenga allo stesso tempo dei loro cugini pagani, altri hanno già festeggiato, e altri ancora potrebbero non festeggiare ancora per qualche settimana.

Qualunque sia la data scelta per festeggiare, l’ incanto dell’aratro è un momento di fertilità, di ringraziamento e di speranza per la prossima primavera. È un momento per ringraziare la terra per averci mantenuto durante l’inverno, la terra, il divino e gli spiriti per la fertilità che verrà in primavera.

Dunque, prendetevi un momento per pensare alla terra che cresce il nostro cibo, e a come curarla al meglio ma anche prendiamoci cura della fertilità dei nostri progetti, da essa dipenderà poi il successo del nostro raccolto.

Viking Village – Matte Painting by David Spottiswoode

Articolo di LUNA

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