
Oramai si parla troppo di rinascita, di strade iniziatiche, di crescita spirituale, di evoluzione, ma abbiamo veramente compreso di cosa si tratta? Non ha niente a che fare con il buonismo, ne con l’altruismo. Casomai assomiglia forse di più a un fulmine che ti trafigge. Non è tutto rosa e fiori perché riguarda comunque la morte per dirla in modo metaforico. Si vedono verità in faccia che magari non piacciono.
Ha più a che fare col riorientarsi, trasformarsi, cambiare sé stessi, distogliersi dalle illusioni materiali, dal mondo egoico, dai suoi inganni, dalle sue menzogne, dai suoi capricci, dalle sue ingiustizie, dalle sue falsità. Dunque sì, bisogna distogliere l’attenzione da quel mondo ego centrato, conflittuale, superficiale fatto di istinti, fatto di legge della giungla e cominciare a raffinare il proprio essere, il proprio pensiero, la propria percezione della vita, della esistenza alla luce di una coscienza rinnovata la quale si rifletta poi nel nostro vissuto quotidiano, nelle nostre scelte. Quindi io lo vedo come un riorientare se stessi prima di tutto da un punto di vista etico, cioè, cominciare a volgersi verso nuovi e più autentici valori, che spesso sono molto al di là e al di fuori della morale corrente, del perbenismo sociale clandestino ipocrita, di quello che viviamo come riferimenti. Dobbiamo andare oltre, disincantarci rispetto alle illusioni del mondo e ai falsi valori del mondo per rieducarci a dei riferimenti etici più autentici. Spesso questa è una operazione di riorientamento radicale, non per niente anche nella terminologia religiosa si usa il termine “conversione” giusto perché bisogna proprio capovolgere la propria attenzione che dal vissuto puramente materiale, mondano, istintivo, fatto di paure, di ignoranza che poi va a sviluppare una vita violenta, conflittuale e semmai moralista, ecco, tutto questo deve diventare altro. Dunque bisogna “capovolgersi”, “appendersi”, come fece Óðinn, non perché lui avesse bisogno di farlo, ma per mostrarci come distogliere l’attenzione dalle illusioni dal mondo e rivolgerla finalmente verso un riferimento di coscienza reale e ottenere la conoscenza, la consapevolezza. È un cambio di prospettiva radicale.
Gianna Chiesa Isnardi nel suo libro “I Miti Nordici” ci offre questa magnifica descrizione:

“L’impiccagione è segno di schiavitù psichica, di magico asservimento, di sottomissione totale nell’anima e nel corpo. È la fine di un ciclo di vita, la condizione che precede il risveglio iniziatico. L’impicato rappresenta l’uomo messo a totale disposizione del dio. L’impiccagione corrisponde nel mito e nella simbologia relativa alla bevuta rituale del liquido inebriante che da la conoscenza, alla cavalcata selvaggia attraverso le diverse dimensioni dell’essere.”
Nei tarocchi c’è una particolare raffigurazione dell’appeso dove, non a caso, dalle tasche degli indumenti di questo uomo capovolto, cadono delle monete d’oro che stanno a significare gli straordinari talenti e altro ancora che già possedeva ma che erano rimasti là, nelle tasche… nell’inconsapevolezza della loro esistenza. Questo uomo si rende conto di aver avuto sempre nelle sue tasche questi strumenti magici. Dunque questo capovolgimento, questo svuotamento delle tasche ci fa scoprire cose nuove della realtà che ci circonda e quelle cose nuove sono oro, sono valori preziosi.
Il capovolgimento radicale passa attraverso un distogliere le proprie energie vitali dai meri processi animali, istintivi, riproduttivi, per utilizzare le nostre energie verso altri scoppi, altri concepimenti e poter rinascere stimolando nuove facoltà irrorando parti di noi con quella stessa energia che possono essere risvegliate e quindi anziché, ad esempio quando si parla di energia sessuale, utilizzare quella energia solo per il nostro appagamento sensoriale o per la riproduzione, vengono invece riorientate quelle energie in ascensione quindi non più in discendenza, cioè vengono riorientate dentro di noi per poter stimolare, irrorare, ingravidare noi stessi affinché da tutto questo possa nascere qualcosa di nuovo e straordinario. Ecco perché questa vita sulla terra è come una incubatrice nella quale noi dobbiamo completare il processo di nascita, noi non nasciamo secondo la nostra natura reale e divina quando usciamo dal ventre della nostra madre biologica, noi completiamo la nostra nascita nel momento in cui usciamo da questo uovo fatto di spazio-tempio che è la nostra stessa realtà. Ne usciremo realmente nati potendo esprimere la nostra reale natura in un reale contesto evolutivo della coscienza, que probabilmente corrisponderà a manifestazioni anche diverse dello spazio-tempo, della materia, dell’energia facendo si che la coscienza si stenda verso piani anche più complessi, spirituali, multidimensionali ai quali noi finalmente accediamo. Ed ecco che allora raccoglieremo le Rune, una ad una, cantando.
Basta volerlo? Siamo disposti a fare questo sacrificio? Abbiamo il coraggio non solo di decidere di farlo ma di portarlo a termine? Abbiamo la costanza? La disciplina? Siamo realmente interessati a farlo nel profondo o solo con l’ego? E soprattutto: sentiamo la necessità di farlo?
Luna