19 marzo, 2024

Il Ragnarök processo storico ed evento sottile 2° parte

Il Ragnarök processo storico ed evento sottile 2° parte

«Volendo ora parlare del senso della presenza degli Déi e del loro “oscurarsi” sarà d’uopo ricordare che, secondo le religioni ariane, Essi sono in realtà i “legami” del mondo. Giove è detto “stator” Odino stesso ha tra i suoi principali attributi quello di “herfjöturr”, di “hapt heptidun, heri lezidun”, cioè di colui che “lega” attraverso la magia, fino a legare sè stesso “gefin sjálfr sjálfum sér” per rinascere a nuova vita spirituale. Legarsi o appendersi è un rituale (cfr. gli Sciamani o gli Indiani Sioux e Dakota) come l’eco di uno più grande: non per altro Varuna (ver = legare) è il guardiano dell’ordine cosmico. I termini più usati nella mitologia nordica per indicare gli Déi sono proprio “böndh, höpt”, che significano appunto legami. Ora, questi legami cosmici hanno subito nel corso della storia un allentamento. Custodi e garanti dello svolgersi degli eventi, per adempire all’opera difensiva dell’Ordine essi costruiscono Asgard, facendo appello a un gigante e promettendogli Freyja, il sole e la luna; promesse che sapevano bene di non poter mantenere, e fatte proprio su consiglio di Loki, che fornirà anche i mezzi per l’imbroglio oltre che per lo spergiuro. Da questo momento tutto l’universo ha in sé il germe della sua condanna, e corre verso la catastrofe: i legami si sono allentati e non potranno più contenere il caos negativo. L’età dell’oro finisce dunque con la fellonia degli Déi, che mancano alla loro parola e al loro onore, e ricorrono a Loki. Il mondo divino e umano corre verso il suo annullamento, senza possibilità di appello: Balder muore e il Ragnarök si scatena. In questo “tempo sacro”, per dirla con M. Eliade, l’oscurarsi degli Déi ha in realtà inizio e causa proprio per opera di loro stessi. La loro funzione tuttavia non cambia: non hanno saputo essere i legami del vecchio universo; saranno l’esempio del coraggio che della virtus che marcia verso il proprio annullamento senza flettere minimamente……..

Questo processo di rigenerazione chiederà tutto il coraggio per allenarsi e prepararsi ad una catastrofe distruttiva; nessuno degli Déi e degli Einherjar ne verrà meno.

Come Heimdallr, il guardiano degli Déi, custode del ponte di Bifröst, della “tremula via”, punto di passaggio delle Potenze, figura adombrante un principio igneo benefico, custode della soglia, fratello di Agni del Rig-Veda per numerosissimi attributi, che resta immobile di sentinella fino alla fine, quando segnalerà col suono del suo corno l’arrivo del nemico. Heimdallr morirà combattendo con un’altra figura ignea, malefica questa e distruttrice, cui è nemico da tempo immemorabile: Loki.

Il primo è custode della famiglia e lo stesso suo creatore, come risulta dal Rígsthula, e custodisce la “tremula via”. Il secondo, troppo celebre per i suoi misfatti, Loki, distruttore e corrosivo come l’Acqua mercuriale, è il perno di tutto il processo disgregativo dell’antico mondo. Logico è che questi due principi i miei combattono e si distruggono a vicenda; si pensi a quanto dice R. Lullo dei tre fuochi: quello “naturale”, quello “non naturale” e quello “contro natura”. Anche Loki è “contro natura”; maschile ma talora femminile fino a partorire lui stesso dei mostri, e nemico irriducibile e perfido della natura del mondo.

Durante il tempo storico della corruzione dei legami una figura divina scompare per rinascere più tardi dell’universo rinnovato, ed è Balder, il più bello, bianco e luminoso fra gli Dèi e la vittima più illustre di Loki. Il mito della sua morte, tra i più significativi di tutte le mitologie ariane, è stato raccontato per secoli fino ai tempi nostri durante le celebrazioni del solstizio. La morte di Balder e il segnale che sta giungendo la fine del mondo. Più che di morte si deve parlare di un oscuramento temporaneo, perché egli dovrà tornare a regnare sul mondo, in pace col suo innocente ucciso re Hödr».

(continua)

 

Tratto da Il Ragnarök processo storico ed evento sottile

Professor Emilio They

Ed. Archè Milano 1978




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