
Da sempre il rito fa parte della vita dell’uomo, sia nel contesto socio-culturale, sia in quello religioso o magico. Presso i popoli arcaici la componente socio-culturale correva parallelamente a quella religiosa e la magia era onnipresente nella vita di ognuno affiancandone i riti.
Di base ogni rito è un’azione che può avere funzioni e finalità diverse. Un rito religioso per esempio serve a stabilire un contatto con la divinità, una comunicazione diretta e privilegiata volta a celebrare un passaggio stagionale, omaggiare il nume o ringraziare per ciò che si è ricevuto. Se tale azione viene attuata in gruppo, il rito rinsalda i legami tra gli appartenenti alla comunità stessa. Di ordine diverso è un rito magico che può essere altresì a carattere religioso. Un rito magico serve sostanzialmente per avere un beneficio utilitaristico e/o spirituale. In tal caso la presenza degli spiriti tribali o della divinità ha lo scopo di ottenere un risultato più efficace. Un esempio può essere l’atto di dare il nome ad un nascituro, che, presentato di fronte al nume, beneficia non solo dell’azione fatta dal sacerdote preposto (Goði o Gyðja), ma anche della protezione offerta al piccolo dalla divinità stessa.
Il rituale invece è la messa in opera del rito religioso qualora questo venga gestito da ministri del culto, ma può essere anche una o più azioni che un individuo compie a scopo scaramantico o per predisporsi ad un determinato momento di una certa importanza. Un esempio di rituale giornaliero può essere ad esempio l’accensione di una candela, una meditazione o una purificazione.
Ogni rituale, compreso quello religioso, si basa su una prassi che non esclude a priori l’inserimento di una fase personalizzata che può nascere anche sul momento e mediante la quale l’officiante, basandosi sulla sua intuizione e sul suo Sentito, arricchisce e intensifica la cerimonia con tale azione. Ciò vale ancora di più per un rituale magico il cui scopo ha una finalità ben specifica, sia essa utilitaristica o spirituale. Esso si basa sostanzialmente sul máttr ok megin individuale, ovverosia sull’uso del proprio Potere Personale: maggiore sarà la quantità, la qualità e la gestione di questo, maggiore sarà l’effetto finale che si vuole ottenere, qualunque esso sia.
Il rito e la sua gestione sono dunque fondamentali e funzionali a molteplici obiettivi compreso quella di caricare oggetti e ridare loro nuova vita. Ne fanno un esempio i tamburi sciamanici che venivano costruiti con il legno di alberi e la pelle di animali. Spruzzato con il sangue dell’animale sacrificale (laddove questa pratica sia contemplata), il tamburo veniva così attivato suonandolo, con canti e offerte agli Spiriti e agli Dèi. Menzione a parte sarà fatta per i Riti di Passaggio e i Riti di Iniziazione che affronteremo successivamente e anche per i Blót, i sacrifici rituali usati da germani e norreni.