Vetr Nætr si traduce con “le notti d’inverno”. Era il momento in cui iniziava la stagione invernale e che prevedeva il Vetrablót, il primo dei Tre Blót che si tenevano nel corso dell’anno. Nell’Ynglinga Saga al capitolo Legislazione di Ódhinn si legge: “Il sacrificio propiziatorio di fertilità doveva aver luogo sul far dell’inverno”. Nella Gísla saga Súrssonar (Saga di Gísli figlio di Súrr) viene riportato quanto segue: “Thorgrímr intendeva allestire la festa d’autunno alle Vetr Nætr (cioè i tre giorni dopo i quali iniziava la stagione invernale, attorno al 14 ottobre. Nota di G.C.Isnardi) e fare la festa dell’inizio inverno sacrificando a Freyr”.
Nella Saga di Olaf il Santo si dice: “c’erano stati numerosi banchetti alle Vetr Næt con grandi bevute: al re era stato detto che erano tutti brindisi consacrati agli Asi secondo l’antico costume; si diceva che era stato ucciso del bestiame e dei cavalli e gli altari arrossati col sangue e che il sacrifico e la formula di consacrazione erano stati compiuti in modo che fossero propiziatori alla fertilità”.
Anticamente questo era il momento in cui si uccidevano gli animali la cui carne sarebbe servita come scorta per i mesi invernali. Il sangue degli stessi veniva usato per divinare e propiziare la fertilità. Tali sacrifici oggi nell’Ásatru assumono un valore simbolico.
A meno che il contesto attuale non lo preveda in considerazione della vita che si conduce, tale blót (che comunque deve sempre avvenire in fase di luna crescente) assume oggi un valore simbolico, sostituito con offerte propiziatorie a Freyr per avere un buon inverno.
Oltre a ciò si eseguono Offerte agli Dèi per la divinazione dell’anno a venire.
Non mancano banchetti e bevute in ricordo degli amici defunti e in onore degli Άsen.