Tutti i sinonimi di operosità conducono ad una sola conclusione: azione. Spesso l’impegno che ci si prende nei confronti della Via, quindi sostanzialmente di se stessi, è solo teorico. Al massimo ci si limita a fare qualche piccola celebrazione o qualche piccola pratica giustificando che il tempo è limitato o che mancano mezzi e contatti. Queste sono ovviamente scuse, perché se è pur vero che talora mancano certe condizioni è altrettanto vero che se si è realmente proiettati a vivere le proprie idee nel quotidiano, è sufficiente rimanere aperti per vedere la nostra vita cambiare. Spiriti e Dèi non negano la loro presenza e il loro aiuto a chi lo desidera veramente. Ma, al contrario di altre fedi dove sembra sia sufficiente partecipare a qualche liturgia per mettersi il cuore in pace, le religioni antiche, reali espressioni della Spiritualità più profonda, prevedevano un coinvolgimento più concreto dell’individuo, seppur nel limite delle proprie capacità e ruolo. Ancor di più questo vale per la Tradizione Spirituale del nord Europa, la cui impronta è sempre stata quella di vivere con un atteggiamento tutt’altro che passivo, sia verso la vita sia verso gli Dèi, come parti integranti dell’esistenza stessa e in essa operanti. Ma affinché Essi possano volgere lo sguardo sull’individuo, è necessario che questi viva la propria vita in modo consono e dignitoso. E questo lo si ottiene solo con l’operosità che è pratica, vivendo la propria Fede in maniera concreta nella realtà di tutti i giorni, con le sue numerose difficoltà e interferenze. Affinché sia possibile cogliere un frutto è necessaria un’azione. Operosità quindi, non solo nei confronti della nostra Fede, ma anche nelle molteplici attività della nostra quotidianità. Come sempre, ognuno nella vita porta ciò che è e ciò che ha imparato.