
Nelle tribù nordiche la donna godeva di grande prestigio al contrario di come invece la storia spesso le ha dipinte e cioè sottomesse e asservite ad una cultura maschilista. Questo prestigio e rispetto era tale, che già al tempo esse potevano chiedere e ottenere il divorzio dal proprio consorte, con annessi i beni materiali di loro proprietà. Nella società di oggi, ritenuta dai più civilizzata e democratica, le donne riescono ad ottenere il divorzio solo da circa 50 anni. Pur non avendo notizie archeologiche precise sul ruolo guerriero delle donne nordiche durante le battaglie, sembra che esse partecipassero a esse nelle seconde file sul campo di battaglia, inserendosi nella prima fila qualora un compagno fosse caduto. Il ruolo delle “donne dello scudo” era molto attivo e la loro determinazione nel combattimento significativa.
Di particolare interesse è invece il ruolo spirituale che l’elemento femminile nella funzione di sposa divina ricopriva, e i cui tratti si possono riconoscere nella figura della Valkyria . In nordico antico la valkyria è “(colei che) sceglie i caduti” (kirja su kjòsa “scegliere”; valar “caduti”). Il suo ruolo era appunto quello di aiutare, dare vittoria o scegliere i combattenti, in quest’ultimo caso quello di raccogliere i guerrieri caduti sul campo di battaglia per portarli al cospetto di Odino. Ma il suo ruolo non si limitava a questo già di per sè importante compito. Essa arrivava a cavallo sul campo di battaglia in assetto di guerra simile ad una furia a sostenere l’eroe prescelto. Nel caso egli l’avesse percepita in qualche modo, il guerriero sapeva che la sua fine terrena era prossima. In tal caso la Valkiria lo conduceva al cospetto del Grande Padre, ed era sempre una Valkyria, una volta giunti a destinazione, ad accogliere il guerriero nella Valhalla offrendogli un corno ricolmo di idromele. In questa sua ampia funzione si può cogliere tutta l’importanza del ruolo della donna come guerriera, come Guida e come veicolo di trasformazione: è con ella infatti che si chiude il ciclo terreno dell’uomo ed è sempre con lei che avviene la successiva rinascita. Ma la Valkyria rappresenta anche la dispensatrice di Conoscenza (particolarmente interessante il Carme di Sigdrífa, dove la Valkiria liberata e risvegliata da Sigfrido, elargisce all’eroe i segreti delle Rune).

Cita l’autorevole Gianna Chiesa Isnardi nel suo libro “I miti nordici”: Sono le dee che stabiliscono il destino degli eroi nella battaglia, situazione estrema in cui è messo alla prova tutto il significato dell’esistenza. Le Valkyrie, ci suggerisce un verso, sono le “figlie adottive” (Oskmeyjar) di Odino, le spose spirituali dell’eroe che dischiudono le porte della Valhalla. Esse possiedono e trasmettono i segreti celesti, sono simbolo dell’epifania del divino; per questo sono dette bianche e luminose, fanciulle del sud che appaiono talora in aspetto di cigno. Per la loro qualità di divinità guerriere appaiono anche armate di tutto punto; è detto inoltre che spesso compaiono in schiere numerate da numeri simbolici. La loro qualità divina esalta inoltre nel fatto che esse sanno cavalcare nell’aria e sull’acqua.”
La Valkyria, figlia di Odino, ha il duplice volto della furia in combattimento e la grazia del cigno bianco (uno degli uccelli solari per eccellenza), animale nel quale esse si trasformano. Una Runa delle Valkyrie è Algiz, la cui grafica ricorda anche l’impronta del cigno, Runa questa, che simboleggia la Rinascita e il Ritorno al Centro (l’uomo che saluta il sole con le braccia levate), in perfetta sintonia con il compito delle dee guerriere. L’avvenenza delle Valkirie è tale da assomigliare alla leggiadria del cigno bianco. Dipinte come donne di rara bellezza fisica, con candide braccia e chiome fluenti, che si sposano perfettamente con la capacità di brandire la spada, con la spietatezza, la determinazione e la forza interiore che contraddistingue qualsiasi guerriero degno di questo nome.
Guida e sposa spirituale dunque, ma non solo spirituale…. Nel mito del fabbro Völundr e dei suoi fratelli si parla di essi che sposano delle Valkyrie. Esse rimangono con i loro sposi per sette anni, nell’ottavo cominciano a soffrire di nostalgia e nel nono esse ritornano da dove sono venute.
Una Valkyria che trasmette all’eroe la sapienza divina è senza dubbio Brunilde, la quale, con l’appellativo di Sigrdrífa “(colei che) spinge alla vittoria”, dona a Sigfrido la coppa colma dell’idromele della sapienza, con cui gli trasmette le Rune che simboleggiano il possesso del segreto della vita. Alle Valkyrie come dispensatrici della bevanda sacra per gli eroi si fa riferimento anche nelle descrizioni della Valhalla , dove si ricorda appunto questa loro funzione.
Non è chiaro invece se le Valkyrie siano effettivamente abbinabili in qualche modo elle Dísir, divinità minori femminili alle quali in autunno si innalzavano sacrifici. Le Dísir erano spiriti protettori di una famiglia, di un “clan” o anche di un singolo individuo. Esse sono con ogni probabilità un rimasuglio dell’antica religione matriarcale antecedente all’arrivo in Scandinavia del “popolo dalle asce di combattimento” con cui vennero identificati gli Æsir.